“Gatto rosso” di Moni Attanasio è una poesia di natura civile che tratta coraggiosamente il tema dell'abuso sui minori e l'omertà degli altri adulti.
La ricerca della parola cruda e onesta rende questo testo un potente strumento di denuncia e riflessione. 
Autrice, performer, assistente sociale e attivista, Moni Attanasio esordisce sui palchi della Slam Poetry campana e viene intercettata dalla casa editrice Introterra edizioni, che pubblica la sua prima silloge, “Invisibili” (ripresa in video). Predilige esprimersi attraverso la spoken music, fondendo alla parola il medium musicale. Ad accompagnarla in questa esibizione è il musicista Pietro Melillo.
Le riprese, effettuate dal nostro videomaker Marco Thomas presso "il piccolo teatro Caligola" di Aversa (CE), mirano a valorizzare l'intensità interpretativa della performer, concentrandosi su espressioni, gesti e la scelta della poeta di rappresentare con delle bolle di sapone l’innocenza delle vittime.
Corpo rosso mal pelo di gatto 
stillano bacche sanguigne, gocciola Il corbezzolo.
Giace adagiato annaffiando funghi sotterranei e linfe.
Sasso carta forbici attaccate, vetro bottiglie e violette. Copertoni calzoni e campanelle. 
Chiodi, sacchetti e ranuncoli. Un cardo viola, una casa di lumaca 
schiacciata, un calzino. Il cane mi piscia vicino. Questo è il mio giardino. Periferie. 
Non dare da mangiare al bambino. Pensalo morto, si taglierà da solo, griderà alla morte.
Madre non vede, padre le dà il pene.
Violentata l'infanzia che non la tiene. Fatti di tagli, questi  codardi. Serpente a sonagli chi 
passiva non vede sua figlia.
Ti sento da lontano, figlia vuoi darmi la mano? Spalanco i miei occhi.
Ti sento.
Ascolto il profumo di intenzioni addensate. 
Sospiri e vetri appannati, goccia, la parola. Va giù, la parola scivola ti tira giù.
Tira un sospiro, ascolta il tuo corpo. Va giuuuuuù.
Ferma il pensiero, guardati dall'intestino dove ti sono vicino. Respira
Ti tengo per mano, piccola bambina che abiti lontano.
Da dentro, madre, guarda da dentro le braccia che la figlia si apre.
Nell'interno coscia l'ha penetrata.
Pensiero gira. Apri gli occhi di madre che non vuole, a suon di panterini e parole crociate.
Aprile gli occhi sui palmi, apri gli occhi di madre. 
Apri gli occhi ai piedi e non darti dei freni.
Non chiuderti a corazza. Madre, abbi fede a donare speranza.
Esce l'oblio che la pelle non tiene. Rumore, ferite, violette alleviano sospinti dolori 
e urla giganti.
Pensiero gira. 
Crepa il cuore in mille silenzi. Apri lama, la bianca pelle di bambina. Stillano corbezzoli 
pendenti, vanno pesanti è calce sui denti.
Pensiero gira, gira in tondo, fino a toccare il fondo.
«Non posso ucciderti, ma posso uccidere me. Non posso uccidere il mondo, ma posso uccidere me». 
Allenta la presa, prendi il sereno distacco della notte. Non concederti alla morte.
Annuso incatenati pensieri intatti di infanti, bambini nati, ancora da me mai conosciuti e da voi censurati. Trasuda la mia penna.
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